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Diego Armando Maradona

Diego Armando Maradona (Lanús, 30 ottobre 1960 – Buenos Aires 25 novembre 2020) è stato un allenatore di calcio, dirigente sportivo ed ex calciatore argentino, di ruolo centrocampista, tecnico del Gimnasia La Plata. È stato il capitano della nazionale argentina vincitrice del campionato del mondo 1986.

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Soprannominato El Pibe de Oro è il più grande calciatore di tutti i tempi.

La sua carriera da professionista ha visto Maradona indossare le maglie di Argentinos Juniors, Boca Juniors, Barcellona, Napoli, Siviglia e Newell’s Old Boys.

Con la sua nazionale ha preso parte ai Mondiali del 1982, 1986, 1990 e 1994, vincendo da protagonista il mondiale messicano del 1986. I 91 incontri disputati e le 34 reti realizzate in nazionale costituirono due record, successivamente battuti. Contro l’Inghilterra ai quarti di finale di Messico 1986 segnò una rete considerata il gol del secolo, tre minuti dopo aver segnato un gol con la mano (noto come mano de Dios), altro episodio per cui è spesso ricordato.

Pallone d’oro alla carriera

Diego Armando Maradona non è mai entrato nelle graduatorie del Pallone d’oro perché il premio fino al fino al 1994 era riservato ai giocatori europei. Successivamente nel 1995 vinse il Pallone d’oro alla carriera.

Molti sono i riconoscimenti individuali ricevuti:

Condivide con Pelé il premio ufficiale FIFA come Miglior giocatore del XX secolo. E’ insignito nel 1993 del titolo di miglior calciatore argentino di sempre. Nel 2002 è inserito nella FIFA World Cup Dream Team, selezione formata dai migliori undici giocatori della storia dei Mondiali, ottenendo, tra gli undici della squadra ideale, il maggior numero di voti.

Nel 2004 è inserito da Pelé nel FIFA 100, la lista dei 125 migliori calciatori viventi, stilata in occasione del centenario della federazione. Riceve nel 2002 il premio come Miglior Calciatore del Secolo ai Globe Soccer Awards. Mentre nel 2014 fa parte della Hall of Fame del calcio italiano tra i giocatori stranieri.

E’ tra le figure più controverse della storia del calcio per la sua personalità eccentrica dentro e fuori il campo.

E’ stato sospeso due volte dal calcio giocato per differenti motivi. Una volta per uso di cocaina nel 1991. La seconda volta per positività ai test antidoping, al mondiale USA 94 (per uso di efedrina, sostanza non legale spesso usata per perdere peso).

CT dell’Argentina per un breve periodo alla fine degli anni duemila. Dopo il suo ritiro ufficiale dal calcio nel 1997, Maradona ha subito un aumento eccessivo di peso e le conseguenze della dipendenza dalla cocaina. Dalla dipendenza si è liberato dopo lunghi soggiorni in centri di disintossicazione.

La famiglia

Nato a Lanús da Diego e Dalma, è padre di cinque figli. Dalma Nerea (1987) e Gianinna Dinorah (1989), dal matrimonio con Claudia Villafañe. sposata nel 1984 e poi divorziato nel 2004. Diego Sinagra (1986), nato dalla relazione con Cristiana Sinagra, riconosciuto solo nel 2007. Jana (1996), dalla relazione con Valeria Sabalaín e Diego Fernando (2013), nato dalla relazione con Veronica Ojeda. Nel 2009 nasce Benjamin, figlio del calciatore Sergio Agüero e di Gianinna e primo nipote di Maradona.

Anche suo figlio Diego jr. è calciatore, così come lo sono stati i suoi fratelli Hugo e Raúl (detto Lalo). Allo stesso modo lo sono i suoi nipoti Diego Hernán Valeri e i gemelli Nicolás e Santiago Villafañe.

Le amicizie

Diego ha stretto forti amicizie con molti leader politici. Tra cui il di destra ed ex presidente dell’Argentina Carlos Saúl Menem. Il leader cubano Fidel Castro, il presidente venezuelano Hugo Chávez, e Cristina Fernández de Kirchner. Ha espresso ammirazione per Ernesto ‘Che’ Guevara e un’avversione per George W. Bush. Maradona ha avuto diversi problemi con la giustizia e controversie legali. In particolare con il fisco italiano che l’ha accusato di evasione per 39 milioni di euro. Nell’ottobre 2013 Maradona ha firmato l’atto per il recupero del credito e nel maggio 2014, Equitalia decide la sospensione dei pignoramenti presso terzi delle somme di cui risulta creditore.

Cittadinanza Onoraria

Il 5 luglio 2017 ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal Comune di Napoli.

Nella cultura di massa

Sin dalla vittoria del Mondiale 1986, gli argentini usano il nome di Maradona per farsi riconoscere come suoi compatrioti in tutte le parti del mondo. Sia in Argentina che a Napoli, il campione argentino è indicato come simbolo ed eroe dello sport. Lo sportivo è infatti un mito “democratico”, in quanto pone le sue basi nella gente comune: è infatti rappresentante del popolo e dei suoi valori.

Maradona incarnò perfettamente questo spirito, date le sue umili origini e la sua originaria bassa condizione sociale. I molteplici guadagni non gli fecero perdere i modi di esprimere e il vocabolario proprio della frangia meno agiata della popolazione. A ciò si aggiunse il suo schierarsi contro i “poteri forti”. In particolar modo con i napoletani che lo videro come un rappresentante degli “oppressi” del Sud che lottava contro lo “strapotere” delle squadre del Nord.

Contro i Poteri forti

Numerose sono le “battaglie” combattute contro i “poteri forti” come la FIFA (e il suo presidente Havelange), e la AFA presieduta da Grondona. E’ l’idolo degli argentini ed i napoletani per le sue prodezze sui campi di calcio. A Rosario, in Argentina, i suoi tifosi fondarono nel 1998 la Iglesia Maradoniana (Chiesa di Maradona), dove il calendario si calcola contando gli anni dalla sua nascita. Il suo quarantatreesimo compleanno, nel 2003, rappresentò l’inizio dell’anno 43 d.D. (dopo Diego).

Se alla sua nascita la chiesa contava 200 membri, i fedeli raccolti anche tramite il sito ufficiale raggiunsero gli 80.000, tra cui alcuni giocatori famosi come Michael Owen, Ronaldinho e Juan Román Riquelme. Il 26 dicembre 2003 la sua prima squadra, l’Argentinos Juniors, inaugurando il nuovo stadio costruito nel quartiere di La Paternal a Buenos Aires, decise di dedicarglielo chiamandolo Estadio Diego Armando Maradona: il nome fu ufficializzato il 10 agosto 2004. Inoltre ha un monumento situato nel museo del Boca Juniors, all’interno della Bombonera, una statua nella cittadina di Bahía Blanca e numerose altre sculture in diverse parti del mondo.

L’altarino dedicato a Maradona, in via San Biagio dei Librai a Napoli.

l'altarino

A Napoli, in una via pubblica, gli è stato dedicato un altarino con una foto nella quale indossa la maglia del Napoli e un suo capello in una teca, dove i tifosi si recavano prima delle partite a chiedere la “grazia calcistica”.

L’11 maggio 1991 fu celebrato nella città partenopea un convegno in onore di Maradona, intitolato Te Diegum, al quale presero parte molti intellettuali tifosi della squadra azzurra. Il report di questa esperienza (oltre che della sua preparazione) è riportato in un libro omonimo, pubblicato nello stesso anno.

Nei media

Oltre a ciò e alla sua autobiografia Yo soy el Diego, pubblicata nel 2000 e subito diventata un bestseller, Maradona è stato citato in numerosi libri, fumetti e film, oltre ad aver recitato in diversi camei in serie televisive. A lui furono dedicate diverse canzoni da artisti più o meno famosi, come Rodrigo Bueno, che interpretò La mano de Dios.

Altri furono i Mano Negra con Santa Maradona, Charly García con Maradona blues, i Teflon Brothers con Maradona (kesä ’86), gli Attaque 77 con Francotirador, Manu Chao con La vida tombola, Pino Daniele con Tango della buena suerte e altri.

Giocatore

Club

Formazione calcistica e primi passi in Argentina

Maradona iniziò a giocare a calcio nella squadra del padre, l’Estrella Roja, di cui Diego era il talento più apprezzato. L’acerrima antagonista era la squadra del miglior amico di Maradona: Goyo Carrizo.

Fu proprio questi a farlo partecipare ad una selezione nelle giovanili dell’Argentinos Juniors di Buenos Aires. Entrò così a far parte delle Cebollitas (Cipolline), la squadra giovanile dell’Argentinos, il 5 dicembre 1970 a 10 anni.

Il suo primo allenatore fu Francisco Cornejo, che all’inizio non credette alla giovane età di Maradona (gli fu addirittura richiesto un documento, che però non aveva con sé al momento del provino). Con lui e Carrizo in rosa, la squadra giovanile raggiunse una striscia di 136 risultati utili consecutivi.

Gli inizi da professionista

Maradona iniziò la sua carriera da professionista nell’Argentinos Juniors nel 1976, debuttando con la maglia numero 16 il 20 ottobre nella partita contro il Talleres, dieci giorni prima di compiere sedici anni, diventando il più giovane di sempre a esordire nella prima divisione argentina, record battuto da Sergio Agüero nel 2003.

Poco prima di farlo esordire l’allora allenatore dell’Argentinos Juniors, Juan Carlos Montes, disse a Maradona: “Vai Diego, gioca come sai”. In tutta risposta, Diego fece subito un tunnel al primo avversario che gli si parò davanti, Juan Domingo Patricio Cabrera. L’Argentinos perse 1-0, tuttavia Maradona iniziò a giocare spezzoni di partite fino a diventare titolare.

I primi gol

I primi gol nell’Argentinos arrivarono il 14 novembre dello stesso anno, con una doppietta al San Lorenzo. Nel 1978 divenne capocannoniere del campionato argentino con 22 reti, di cui una dal dischetto di centrocampo dopo il fischio d’inizio.

Nel 1979 e nel 1980 vinse il Pallone d’Oro sudamericano, il premio che spetta al miglior giocatore del continente. Sempre nel 1980 mise già a segno uno dei più bei gol della sua carriera nella partita contro il Deportivo Pereira disputata il 19 febbraio. Lui stesso ha affermato che si tratta del più bel gol in assoluto da lui realizzato.

Boca Juniors

Un giovane Maradona esultante al Boca Juniors nel 1981
Trasferitosi al Boca Juniors, la squadra per la quale tifava il padre, nella trattativa, oltre a un conguaglio pari a 2 milioni di dollari, hanno fatto il percorso inverso Salinas, Santos, Bordón, Zanabria e Randazzo. Per il passaggio alla nuova squadra fu organizzata un’amichevole con l’Argentinos, il 20 febbraio 1981.

Maradona giocò il primo tempo con i vecchi compagni e la ripresa con il Boca Juniors. L’amichevole finì 3-2 per l’Argentinos, con un gol di Maradona. Due giorni dopo il debutto ufficiale alla Bombonera, il Boca vinse contro il Talleres per 4-1, con doppietta di Maradona. Un infortunio lo fermò per quattro giornate, e al suo rientro segnò 28 gol in 40 partite e guidando il Boca Juniors alla vittoria del Campionato Metropolitano di Apertura 1981.

La cessione

L’anno successivo, a causa di problemi economici, il Boca Juniors dovette privarsi di Maradona, non essendo in grado di pagare il suo trasferimento definitivo (Maradona era arrivato in prestito). Si fece quindi avanti il Barcellona, con l’offerta di un milione e duecentomila peseta spagnole (pari a circa dodici miliardi di lire). L’ufficializzazione poté arrivare solo dopo i Mondiali del 1982, disputati proprio in Spagna e per i quali Maradona – al contrario di quattro anni prima – venne convocato.

In un’intervista del 2013 ha raccontato: “Prima che io andassi al Barcellona la Juventus mi ha contattato attraverso Omar Sivori, ma io in quel momento ero troppo piccolo e non avevo voglia di andarmene dall’Argentina, e poi l’avvocato Agnelli aveva un grosso problema con la Fiat, e portare un giocatore come me, con quello che costavo, poteva far restare male tutti gli operai della Fiat e non ne abbiamo parlato più. Sono rimasto in Argentina”.

Barcellona

Il 5 giugno 1982 diventò un giocatore del Barça dell’allora presidente Josep Lluís Núñez;[89] rimediò diversi infortuni sino a che un’epatite virale lo allontanò dai campi per oltre tre mesi. In Coppa delle Coppe i catalani furono eliminati ai quarti di finale dall’Austria Vienna, e Maradona poté giocare solo la partita di ritorno allo stadio Camp Nou di Barcellona a causa dell’epatite che ancora lo debilitava.

A fine annata il Barça ottenne il quarto posto nel campionato spagnolo, vincendo la Coppa del Re, sconfiggendo il 4 giugno 1983 in finale il Real Madrid, e la Copa de la Liga nella doppia finale sempre contro il Real Madrid (2-2 all’andata il 26 giugno 1983 e 2-1 al ritorno il 29 giugno 1983), con un gol di Maradona in entrambe le partite.

Maglia autografata di Maradona al museo del Barcellona.

La stagione 1983-1984, con César Luis Menotti sulla panchina del Barça, cominciò meglio. A settembre, alla prima partita di Coppa delle Coppe contro la squadra tedesca del Magdeburgo, Maradona segnò una tripletta e la partita terminò 5-1. Alla quarta giornata di campionato, durante l’incontro fra Barcellona e Athletic Bilbao, mentre la partita era sul 4-0 a favore del Barça, Maradona subì un infortunio per un fallo del difensore dell’Athletic Andoni Goikoetxea Olaskoaga. Durante il suo infortunio il Barça vinse la Supercoppa spagnola nella doppia finale con l’Athletic Bilbao (1-3 all’andata il 26 ottobre 1983 e 0-1 al ritorno il 30 novembre 1983).

Rientro dall’infortunio

Rientrato all’inizio del 1984, grazie alle cure del suo medico di fiducia Ruben Dario Oliva, Maradona condusse il Barcellona a sei risultati utili consecutivi, fino a quando una sconfitta di 2-1 contro il Real Madrid fermò i blaugrana. Intanto a marzo riprese la Coppa delle Coppe. Il Barcellona contro il Manchester Utd vinse 2-0 la gara d’andata, ma il 3-0 del ritorno per gli inglesi lo condannò all’eliminazione.

La stagione 1983-1984 vide di nuovo il Barça lontano dal primo posto nella Liga. Maradona giocò 16 partite in cui segnò 11 gol. A maggio si tenne la finale di Coppa del Re fra Barça e Athletic Club, gara che segnava l’occasione per Maradona per rincontrare Goikoetxea. Alla fine della partita, vinta dal Bilbao per 1-0, Maradona si avventò contro il giocatore basco, innescando una rissa tra le due squadre. In seguito si scusò personalmente in un incontro ufficiale con il re di Spagna Juan Carlos.

Ripresosi completamente dall’infortunio, al termine di una complessa trattativa, Maradona fu ingaggiato dalla società italiana del Napoli per 13 miliardi e mezzo di lire. Il contratto fu firmato senza che il Napoli avesse la liquidità per regolarizzare l’acquisto; il denaro venne versato solo in un secondo momento.

coppa uefa

Vittorie con il Napoli

Maradona assieme a Michel Platini nel campionato 1986-1987
Il 5 luglio 1984 Maradona venne presentato ufficialmente allo stadio San Paolo e fu accolto da circa ottantamila persone, che pagarono la quota simbolica di mille lire per vederlo. Nella prima stagione il Napoli raggiunse una posizione di centro classifica, mentre l’anno successivo ottenne il terzo posto.

Sotto la guida dell’allenatore Ottavio Bianchi, il Napoli vinse il suo primo scudetto nel campionato 1986-1987, stagione in cui batté dopo trentadue anni la Juventus al Comunale di Torino. Il 10 maggio 1987 il club partenopeo pareggiò per 1-1 la partita casalinga con la Fiorentina, aggiudicandosi aritmeticamente il suo primo scudetto. Il Napoli vinse anche la sua terza Coppa Italia, vincendo tutte le 13 gare, comprese le due finali disputate contro l’Atalanta. L’accoppiata scudetto/coppa fu un’impresa che fino a quel momento era riuscita solo al Grande Torino e alla Juventus.

Nella stagione 1987-1988 il Napoli di Ottavio Bianchi partecipò per la prima volta alla Coppa dei Campioni, da cui fu eliminato dopo un doppio confronto con il Real Madrid. In campionato il Napoli, fino alla ventesima giornata, mantenne cinque punti di vantaggio sulla seconda, quindi si fece superare dal Milan, perdendo quattro delle ultime cinque partite. Maradona fu capocannoniere del torneo con 15 reti all’attivo.

Nel 1994 un pentito camorrista sostenne che Maradona e compagni avessero venduto lo scudetto su pressioni del Clan Giuliano di Forcella che, in caso di vittoria dello scudetto da parte dei partenopei, avrebbe perso decine di miliardi nelle scommesse clandestine, accuse che successivamente si riveleranno infondate.

Maradona dopo una sconfitta nel campionato di Serie A 1988-1989

Nel 1989 il Napoli sfiorò la tripletta, concludendo il campionato ancora al secondo posto, dietro l’Inter dei record, arrivando in finale di Coppa Italia e vincendo la Coppa UEFA (terzo titolo internazionale) dopo aver battuto nella doppia finale lo Stoccarda (2-1 all’andata e 3-3 al ritorno). Durante l’estate del 1989, Maradona fu quasi sul punto di trasferirsi all’Olympique Marsiglia: aveva già firmato il contratto, ma poi il presidente del Napoli, Corrado Ferlaino, bloccò la trattativa.

Nella stagione 1989-1990 a Bianchi subentrò Albertino Bigon. Maradona non giocò le prime partite della stagione e Gianfranco Zola prese il suo posto, rientrando poi in squadra. Il Napoli riconquistò il campionato con Maradona pronto a presentarsi al mondiale di Italia 1990 fregiandosi del titolo di campione d’Italia.

Ultima stagione italiana

La stagione 1990-1991 cominciò con la vittoria nella Supercoppa italiana del 1990 ottenuta battendo la Juventus per 5-1. Nelle prime tre partite di campionato, invece, la squadra ottiene un punto. In Coppa dei Campioni, dopo la doppia vittoria sugli ungheresi dello Újpest, al secondo turno il Napoli incontrò lo Spartak Mosca; l’andata al San Paolo finì in parità, 0-0, e in occasione della partita di ritorno in Russia Maradona non partì con la squadra, bensì noleggiò un aereo privato ed arrivò a Mosca solo la sera successiva; caso ampiamente affrontato dalla stampa italiana, che tra l’altro riportò alcune dichiarazioni di Luciano Moggi (allora dirigente del Napoli) e Albertino Bigon. Maradona entrò in campo solo nel secondo tempo, l’incontro finì 0-0 anche dopo i supplementari e i russi vinsero la partita ai rigori (nonostante Maradona avesse siglato il suo).

Maradona, capitano del Napoli, solleva la Supercoppa italiana 1990
L’esperienza italiana di Maradona finì il 17 marzo 1991 dopo un controllo antidoping effettuato al termine della partita di campionato Napoli-Bari (1-0) che diede il responso di positività alla cocaina. Il Napoli chiuse la stagione 1990-1991 al settimo posto.

Nel 2000 il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato una maglia col numero 10 appartenuto a Maradona. Nel 2004, a causa del fallimento e della successiva iscrizione al campionato di Serie C1 e per il regolamento della numerazione delle maglie di quest’ultima, il Napoli fu comunque costretto a ristampare la maglia con quel numero, fino al nuovo ritiro nel 2006, grazie alla promozione in Serie B.

Cessione al Siviglia e ritorno in patria

Dopo un anno e mezzo di squalifica per doping, nel 1992, la carriera di Maradona riprese nel Siviglia. Dei 7,5 milioni di dollari dovuti al Napoli dalla squadra spagnola, la società italiana ne ricevette solo quattro: la FIFA, infatti, autorizzò il Siviglia a non completare il pagamento.

Al Siviglia Maradona incontrò nuovamente Carlos Bilardo, l’allenatore dell’Argentina al mondiale del 1986. Maradona debuttò il 28 settembre 1992 contro il Bayern Monaco e il 4 ottobre giocò la sua prima partita nella Liga, in cui il Siviglia fu sconfitto dall’Athletic Bilbao per 2-1. Tornato anche nella nazionale argentina come capitano, vinse, nel 1993, il Trofeo Artemio Franchi, ovvero la coppa intercontinentale per nazioni (disputata, nella storia, per due volte; superando la Danimarca vincitrice del campionato d’Europa 1992.

Il Siviglia fallì la qualificazione per la Coppa UEFA

In 25 partite Maradona segnò 5 gol e fu autore di 12 assist. Dopo solo una stagione, la sua esperienza sivigliana giunse al capolinea.

Maradona torna a giocare in Argentina nel Newell’s Old Boys. Tornato in nazionale, partecipa allo spareggio di qualificazione al mondiale di Stati Uniti 1994 a Sydney contro l’Australia. La partita finita 1-1 con la rete argentina di Abel Balbo, propiziata proprio da un cross di Maradona. Nella gara di ritorno del 17 novembre, al Monumental di Buenos Aires, l’Argentina vinse per 1-0, qualificandosi al mondiale statunitense.

Dopo 5 partite disputate, a seguito della partita contro l’Huracán, il 12 febbraio 1994, Maradona sciolse il contratto con il Newell’s, recependo un milione e mezzo di dollari, la metà di quanto previsto dal contratto. In seguito si ritirò per alcuni mesi dalle competizioni in attesa del mondiale di USA ’94, tornando a giocare in nazionale il 20 aprile 1994.

Parentesi da allenatore e ritiro

A seguito della squalifica per doping rimediata durante il mondiale statunitense per positività all’efedrina, Maradona provò a lavorare come allenatore in due brevi periodi, guidando il Dep. Mandiyú di Corrientes (dal 3 ottobre al 30 dicembre 1994) e il Racing Club (dal 6 gennaio al 26 marzo 1995), senza successo. Nel primo caso Maradona si dimise per divergenze con la dirigenza della squadra; al momento delle dimissioni il Deportivo Mandiyú non era ancora in zona retrocessione, poi concretizzatasi alla fine della stagione 1994-1995. Nel secondo caso Maradona lasciò la conduzione tecnica quando l’allora presidente del Racing perse le elezioni per rimanere a capo della società.

Nel 1995 riceve il Pallone d’oro alla carriera. In attività non poté concorrere all’assegnazione del premio perché i calciatori non europei erano allora esclusi dalla competizione.

Il 7 ottobre dello stesso anno tornò a giocare con la maglia del Boca Juniors nella partita contro il Colón (SF) (1-0). Rimase nel Boca Juniors per due anni prima di ritirarsi dal calcio al termine del superclásico contro il River Plate disputato il 25 ottobre 1997.

Nazionale

mondiale 1986

Esordio e Mondiale 1982

Maradona con la maglia dell’Under-20 nel 1979, contro l’Unione Sovietica, nella vittoriosa finale del mondiale di categoria.
Pochi mesi dopo il debutto in campionato per Maradona arrivò anche il debutto internazionale: il 27 febbraio 1977 l’allora allenatore della Nazionale maggiore César Luis Menotti lo convocò per un’amichevole contro l’Ungheria allo stadio La Bombonera di Buenos Aires. Successivamente esordì anche con la Nazionale giovanile il 3 aprile dello stesso anno.

Diventato capocannoniere del campionato argentino, il CT Menotti non lo convocò con la Selección perchè gli preferì René Houseman.

Subito dopo la vittoria mondiale, Maradona divenne titolare della Nazionale; nell’amichevole fra Argentina e Resto del Mondo allo stadio Monumental di Buenos Aires, il 25 giugno 1979, finita 2-1 per gli avversari, fu suo l’unico gol degli argentini. Contemporaneamente continuò a giocare con la Nazionale Juniores, vincendo nello stesso anno i Mondiali di calcio giovanili in Giappone (finale vinta contro l’URSS 3-1, segnando un gol), durante il torneo segnò 6 reti diventando il secondo miglior marcatore del torneo dietro il compagno di squadra Ramón Díaz.

Maradona conquista così la convocazione per i Mondiali del 1982, disputati in Spagna. Complessivamente collezionò 5 presenze e fece 2 gol, venendo anche espulso contro il Brasile all’85’ minuto per un fallo di reazione su João Batista da Silva.

Messico 1986: Argentina campione

Nel 1986 Maradona vinse i Mondiali in Messico: segnò 5 gol e realizzò 5 assist nelle 7 partite giocate nel torneo (tutte vinte, tranne l’1-1 contro l’Italia nella prima fase a gironi).

In particolare, nel corso del secondo tempo dei quarti di finale contro l’Inghilterra, realizza due gol passati alla storia del calcio rispettivamente come «la mano de Dios» e «il gol del secolo» apre le marcature segnando un gol di mano nel tentativo di anticipare il portiere avversario Peter Shilton in uscita. La terna arbitrale guidata da Ali Bennaceur non si accorge dell’infrazione e convalida la rete (poi rivendicata da Maradona come atto di giustizia a seguito della sconfitta patita dagli argentini contro i britannici nella guerra delle Falkland del 1982), e firma il 2-0 dopo aver dribblato tutti gli avversari che hanno provato ad ostacolarlo nella sua corsa dalla linea di centrocampo alla porta difesa da Shilton. Il secondo gol è stato votato come il più grande nella storia della Coppa del Mondo, in un sondaggio indetto dalla FIFA nel 2002.

L’Argentina affronta il Belgio in semifinale e Maradona sigla una doppietta nel 2-0 che vale la finale contro la Germania Ovest:[3] nell’ultimo atto, i tedeschi non gli lasciano libertà di manovra, tuttavia la mezzala riesce a inventarsi l’assist per il 3-2 finale realizzato da Jorge Burruchaga. Per l’Argentina si tratta del secondo Mondiale, l’unico vinto da Maradona.

Italia 1990

Maradona capitanò l’Argentina anche nei campionati del Mondo 1990, svoltisi in Italia. Un infortunio alla caviglia pregiudicò le sue prestazioni.

Negli ottavi di finale contro il Brasile, Maradona fu autore dell’assist a Claudio Caniggia per il gol vincente. Nei quarti di finale l’Argentina affrontò la Jugoslavia; dopo che i tempi regolamentari e supplementari si erano chiusi a reti inviolate, gli argentini superarono gli jugoslavi 3-2 ai calci di rigore nonostante l’errore dello stesso Maradona (e del compagno di squadra Troglio).

Si giunse così alla partita successiva contro l’Italia, padrona di casa, allo Stadio San Paolo del suo Napoli, dove il pubblico si divise a metà tra il sostegno alla Selección e agli Azzurri guidati da Azeglio Vicini. La gara si risolse anch’essa ai rigori dopo un 1-1 all’overtime; questa volta Maradona segnò il suo tiro dal dischetto, e l’Argentina si qualificò per la finale.

Nella gara decisiva, a Roma, l’Albiceleste perse contro la Germania Ovest per 1-0 con un penalty trasformato da Andreas Brehme all’85’, a seguito di un fallo di Néstor Sensini su Rudi Völler. In quest’occasione, Maradona si rese protagonista di un discusso episodio extracalcistico: prima della partita, il pubblico dell’Olimpico fischiò l’intera esecuzione dell’inno nazionale argentino e il giocatore, ripreso dalle telecamere, rispose con l’esclamazione «hijos de puta» (in lingua italiana figli di puttana), rivolta agli spalti.

USA 1994 e squalifica per doping

In attesa dei Mondiali per alcuni mesi Maradona si ritirò dalle competizioni di club e tornò a giocare il 20 aprile, in un’amichevole tra Argentina e Marocco che terminò 3-1 per l’Argentina, con una rete di Maradona su rigore (dopo 1.255 minuti di gioco di “digiuno”). A causa dei precedenti con la droga, Maradona non partecipò alla tournée pre-mondiale in Giappone. La Nazionale argentina decise di non recarsi in Giappone senza Maradona, cambiò quindi il programma di incontri sfidando Israele (3-0), Ecuador (1-0) e Croazia (0-0).

Ai Mondiali, iniziati a metà giugno, l’Argentina vinse 4-0 la prima partita a Boston contro la Grecia, in cui Maradona realizzò il terzo gol. Gli argentini vinsero (2-1) anche la seconda partita contro la Nigeria.

Ancora una volta l’esito positivo all’antidoping fermò la sua carriera. Infatti dai controlli è risultato positivo all’efedrina, sostanza stimolante proibita. La FIFA espulse Maradona dal campionato e l’Argentina venne eliminata agli ottavi contro la Romania di Gheorghe Hagi.

Maradona si è sempre difeso affermando che la positività al test era dovuta all’ingestione di una bevanda energetica, la Ripped Fuel, datagli dal suo allenatore personale in sostituzione della Ripped Fast, che in Argentina usava regolarmente e che era permessa dalla FIFA, a differenza della Ripped Fuel, versione statunitense che, all’insaputa dell’allenatore, disse conteneva efedrina.